martedì 27 novembre 2012
domenica 25 novembre 2012
I Prelibri
A Ma a cosa serve un libro?
B A Comunicare il sapere, o il piacere,
comunque ad aumentare la conoscenza del mondo.
A Quindi, se ho ben capito, serve a vivere
meglio.
B Spesso si.
(Bruno Munari,
commento ai “Prelibri”, catalogo edizioni per bambini Danese 1, 1980)
Nel 1949 Bruno Munari
ha un’importante intuizione, quella dei “Libri Illeggibili” che, secondo una
delle sue scherzose definizioni, sono “libri che non hanno parole da leggere,
ma hanno una storia visiva che si può capire seguendo il filo del discorso
visivo”.
Per molti anni ancora questo tipo di libro rimane confinato
nella sua storia artistica, finché nel 1979 Munari recupera il tema del libro
“Illeggibile”. Il libro è il progetto più difficile da progettare, per le
implicazioni “culturali” che comporta.
Che storia narrare? Perché? In quale lingua (o linguaggio)e per quale bambino?
E soprattutto, come possono usare un libro i bambini che non sanno leggere?
L’idea dei Prelibri è allora quella di dare a tutti i
bambini (o meglio al numero di esse più grande possibile, senza limiti di età e
di nazionalità) dei veri, piccoli libri, che non è necessario leggere; basta
sfogliarli, toccarli, guardarli per apprendere da ciascuno nuove idee del
mondo, nuove caratteristiche tattili e visive di materiali diversi, per trovare
in ognuno una sorpresa, qualcosa di sconosciuto. Qualcosa che “serva a
comunicare il sapere […] ad
aumentare la conoscenza del mondo”.
Munari ne progetta non uno, ma dodici. Ciascuno è realizzato
in materiale diverso, in vari tipo di carta e cartoncino, panno, plastica,
legno, spugna. Anche la legatura cambia, da quella a filo fino a un semplice
cordoncino inserito in due fori e poi annodato. Tutti insieme sono un vero “campionario
di sensazioni”.; servono al bambino per prepararsi a conoscere altri libri,
magari questi sì illeggibili, ma con un allenamento a cercare nel libro, anche
in quello vero, il nuovo, il sorprendente, l’eccezionalità al posto della
banalità, l’informazione al posto
della ripetizione.
(Stefano Casciani, "Arte Industriale" Arcadia Edizioni, 1988)
(http://www.officina-creativa.net)
domenica 4 novembre 2012
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