domenica 25 novembre 2012

I Prelibri


Ma a cosa serve un libro?
A Comunicare il sapere, o il piacere, comunque ad aumentare la conoscenza del mondo.
Quindi, se ho ben capito, serve a vivere meglio.
Spesso si.
(Bruno  Munari, commento ai “Prelibri”, catalogo edizioni per bambini Danese 1, 1980)

Nel 1949 Bruno  Munari ha un’importante intuizione, quella dei “Libri Illeggibili” che, secondo una delle sue scherzose definizioni, sono “libri che non hanno parole da leggere, ma hanno una storia visiva che si può capire seguendo il filo del discorso visivo”.
Per molti anni ancora questo tipo di libro rimane confinato nella sua storia artistica, finché nel 1979 Munari recupera il tema del libro “Illeggibile”. Il libro è il progetto più difficile da progettare, per le implicazioni “culturali”  che comporta. Che storia narrare? Perché? In quale lingua (o linguaggio)e per quale bambino? E soprattutto, come possono usare un libro i bambini che non sanno leggere?
L’idea dei Prelibri è allora quella di dare a tutti i bambini (o meglio al numero di esse più grande possibile, senza limiti di età e di nazionalità) dei veri, piccoli libri, che non è necessario leggere; basta sfogliarli, toccarli, guardarli per apprendere da ciascuno nuove idee del mondo, nuove caratteristiche tattili e visive di materiali diversi, per trovare in ognuno una sorpresa, qualcosa di sconosciuto. Qualcosa che “serva a comunicare il sapere  […] ad aumentare la conoscenza del mondo”.
Munari ne progetta non uno, ma dodici. Ciascuno è realizzato in materiale diverso, in vari tipo di carta e cartoncino, panno, plastica, legno, spugna. Anche la legatura cambia, da quella a filo fino a un semplice cordoncino inserito in due fori e poi annodato. Tutti insieme sono un vero “campionario di sensazioni”.; servono al bambino per prepararsi a conoscere altri libri, magari questi sì illeggibili, ma con un allenamento a cercare nel libro, anche in quello vero, il nuovo, il sorprendente, l’eccezionalità al posto della banalità, l’informazione al posto della ripetizione.
(Stefano Casciani, "Arte Industriale" Arcadia Edizioni, 1988)















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